mercoledì 25 maggio 2011

"Med-jugorie e med-gramaze”


C’è grande fervore di pellegrinaggi verso la località dell’Erzegovina chiamata Medjugorie, dove da vent’anni alcune persone del luogo avrebbero visioni della Madonna. In particolare dal Nordest, territorio relativamente vicino, giacché si possono percorrere i chilometri in pullman, schiere di devoti si susseguono nella visita e nello stupore di accostare qualcosa di misterioso e di ultraterreno. Le confraternite di Medjugorie ormai non si contano più; gli ascoltatori di Radio Maria, che diffonde i messaggi che i veggenti trascrivono, sono numerosissimi; la curiosità per questo nuovo santuario mariano, dove ogni tanto ci scappa il miracolo, attira anche molti miscredenti e favorisce le cosiddette “conversioni”. Non ho alcuna prevenzione verso le estasi mistiche e le “visioni”. Anzi credo che queste esperienze facciano parte della storia di tutte le religioni nella storia dell’umanità e meritino il rispetto nei confronti di coloro che raccontano una particolare esperienza del divino nella loro mente e nei loro occhi. Altrimenti come collocare la fede in Gesù risorto, che si basa sulle testimonianze delle donne e degli uomini che avevano condiviso con lui l’ultima parte della sua vita terrena e che fondarono la chiesa di Cristo diffondendo il suo messaggio proprio sulla certezza che alcuni avevano visto il Signore risorto? “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto”. (Paolo, ICor, 15,3-8).
Le visioni della Madonna, tuttavia, da Bernardette di Lourdes, ai tre piccoli pastori di Fatima, ad altre meno famose, ma ugualmente seguite da folle di seguaci del miracolistico, non mi convincono per la semplicioneria con cui i protagonisti raccontano queste visioni. Che cosa avrà voluto comunicare Bernardette di Lourdes parlando della “immacolata concezione” di Maria di Nazareth? Forse che Dio era troppo schizzinoso e non si sarebbe mai incarnato in un utero contaminato dal peccato originale? E cosa avranno visto in quelle fiamme dell’inferno i tre di Fatima, la sete di vendetta di un Dio senza amore? Anche i veggenti di Medjugorie raccontano le parole che quella “bella signora” che essi vedono ogni giorno direbbe loro perché le trasmettano a tutti i loro seguaci. Ma è proprio nella banalità ripetitiva delle parole che si possono leggere su vari siti internet o ascoltare scandite a radio Maria da una voce recitante, che sembra debba rivelare l’al di là come una sibilla, che risulta difficile pensare che Maria di Nazareth, la madre di Gesù, la credente che ricevette lo Spirito Santo assieme agli apostoli nel giorno di Pentecoste, non abbia nient’altro da fare quotidianamente che fare un giro di turismo religioso sulla Terra, per dispensare consigli di ripetitiva ovvietà. Infatti i frequentatori di Medjugorie hanno poco a che fare con i primi cristiani, che ascoltavano l’annuncio della fede in Cristo risorto e cambiavano davvero vita. Nel Nordest ben poco incidono i messaggi di Medjugorie, se non nel far recitare di più il rosario, preghiera ripetitiva che non implica nemmeno lo sforzo di “pensare” il rapporto con Dio, come insegnano i salmi biblici e le preghiere di tante religioni. Per il resto i leghisti e i berlusconiani di Medjogorie continuano a respingere gli stranieri, a vivere nella ricchezza privata, a coltivare il sano egoismo familiare. Le conversioni a cui richiamano i messaggi di quella Madonna non sono certo quelle di Paolo sulla via di Damasco, ma semplicemente un po’ di più di confessioni e pater noster di penitenza, magari con l’aggiunta di sostanziose offerte al santuario o ai preti e le organizzazioni che lo pubblicizzano. E’ difficile per un frequentatore delle lettere di Paolo, del vangelo di  Giovanni, della complessità del testo biblico, pensare che la religione cristiana sia sintetizzata nei messaggi di Medjugorie. In essi c’è la semplicioneria dei devoti mariani, che hanno ridotto il cristianesimo a una mezza superstizione medioevale. Di sicuro Medjugorie non aiuta il dialogo ecumenico, in particolare con le chiese evangeliche, il cui percorso in Occidente avrebbe molto da insegnare al cattolicesimo romano. Sentire persone che tornano dal pellegrinaggio raccontando di aver visto il sole roteare e poterlo fissare perché al centro c’era un’ostia è deprimente; così come ascoltarli mentre raccontano del clima di pace e di gioia che si vive in quella località, quando al ritorno continuano a non guardare in faccia i paesani e a coltivare il clima di discordia e di egoismo che distrugge la comunità, è dimostrativo della vanità di questi entusiasmi mariani. Un amico, di battuta facile, proprio sentendo le testimonianze dei pellegrini di ritorno da Medjugorie commentava in ladino: “Iné tornade Med-jugorie e med-gramaze”, che, facendo gioco sul significato  della parola “med”, si traduce “sono tornati metà-jugorie e metà sempliciotti”.
Lucio Eicher Clere

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