mercoledì 3 febbraio 2016

Quella assurda venerazione dei cadaveri


Se c’era un modo per riportare il Giubileo, voluto da papa Francesco come anno della misericordia, al medioevo superstizioso e feticistico, questo è stato il trasporto a Roma dei cadaveri imbalsamati di due frati cappuccini, santificati durante il pontificato di Giovanni Paolo II, santo pure lui. Padre Pio da Petrelcina e padre Leopoldo Mandic  sono stati  due personaggi molto venerati già in vita, per le loro capacità di comunicare con le persone, che li avvicinavano attraverso la pratica della confessione, in modo semplice e diretto. Per padre Pio, poi, c’era stato il fenomeno clamoroso del sanguinamento delle mani, che la devozione popolare e anche il magistero ecclesiastico hanno assimilato alle ferite sulle mani e sui piedi di Gesù, definendole “stigmate”. Questi segni sul corpo hanno fatto di lui un fenomeno da baraccone del cattolicesimo miracolistico, attribuendogli caratteristiche di divinazione sul futuro delle persone che gli chiedevano consigli, capacità di bilocazione, poteri sananti. Egli era diventato, già da vivo, un catalizzatore di religiosità interessata ai miracoli e di conseguente accumulo di offerte e lasciti.
Come è accaduto dai tempi della venerazione e ella vendita delle reliquie, i resti corporei di un  personaggio così caratterizzato sono stati conservati e fatti oggetto di culto, quasi mantenessero ancora le capacità miracolistiche che gli venivano attribuite da vivo. Una religiosità sempliciotta e utilitaristica, come accade ora per la Madonna di Medjugorie, che si riduce a qualche messa pagata ai preti officianti, a molti rosari biascicati senza nemmeno riflettere sulle parole recitate, alla speranza di ottenere qualche guarigione, scambiando la fortuna per un privilegio di benevolenza divina, a laute offerte propiziatrici.
E’ molto avvilente, per chi crede nel messaggio trasmesso dalle opere e dalle parole di Gesù di Nazareth, e nella successiva elaborazione teologica di Paolo di Tarso, vedere la religione che si definisce cristiana ridotta a creduloneria e ritualità macabra attorno a cadaveri rivestiti e siliconati, messi dentro a teche con coperchi di vetro, perché le masse dei curiosi e dei feticisti li accostino.
E’ deludente osservare come il messaggio di apertura alla misericordia, voluto da papa Francesco con il giubileo straordinario, alla fine si riduca nella solita visita a Roma ed alle sue basiliche con le cosiddette porte sante,  ed ancora peggio si mescoli con la superstizione medioevale del culto delle reliquie.
E’ penoso assistere alla spettacolarizzazione mediatica del trasferimento di due cadaveri sotto vetro in una basilica romana, per far sì che le processioni di fedeli occasionali abbiano la soddisfazione di poter dire a se stessi , ai conoscenti , e magari all’intervistatore televisivo di turno, di aver toccato la teca di un santo.
Questo anno giubilare, iniziato così profeticamente con la visita di papa Francesco nella Repubblica Centro africana, uno degli Stati più poveri del mondo, cade nel grottesco della venerazione dei cadaveri procacciatori di offerte per le casse vaticane.
Quanto sarebbe stato più coerente con la linea di fedeltà al messaggio evangelico di beatitudine della povertà, se per questo Giubileo della misericordia si fosse chiuso per un anno il mercimonio romano, gli scandali della Curia vaticana, per trasferire non i cadaveri sotto vetro, ma il corpo vivo di una dirigenza ecclesiastica che vuole riformarsi nelle periferie della povertà. 
Un papa che diventa migrante e condivide con i cristiani e gli uomini di ogni fede un anno di misericordia, predicando e testimoniando la definizione di “servus servorum dei” nei luoghi dove vivono gli ultimi. 
Non più visite a basiliche romane, per ottenere ancora l’indulgenza plenaria che cancella tutti i peccati e libera le anime del purgatorio, ma gesti concreti di amore verso chi soffre fame e devastazione causate da guerre.
Resta questa “pia illusione” che un papa di nome Francesco possa riportare la chiesa a sposare “madonna povertà”, liberandola dalla superstizione del miracolismo e della venerazione delle reliquie,  per portarla sui sentieri impervi della follia evangelica, come predicava Paolo alla comunità di Corinto: “mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.

Lucio Eicher Clere