domenica 10 ottobre 2010

La santificazione dei morti in operazioni militari

Ogni volta che accade un incidente sul lavoro a soldati italiani impegnati in operazioni militari in giro per il mondo, si scatena la retorica dell’eroismo, quasi che queste siano delle morti più speciali e degne di attenzione di quelle che quotidianamente avvengono in decine di altri luoghi di lavoro in Italia e all’estero. Sicuramente dietro a questa esaltazione del sacrificio umano, allo scatenamento mediatico che immancabilmente occupa prime pagine di giornali, servizi televisivi e radiofonici, c’è il retaggio invincibile della struttura bellicista con cui sono state costruite le società umane fin dai primordi della storia. “E’ bello e onorevole morire per la patria” è la menzogna che i governanti si tramandano da un potere all’altro per giustificare il mantenimento della struttura di violenza degli eserciti.  La non volontà di liberarsi di questi strumenti dell’assassinio legalizzato nemmeno nella Europa contemporanea, che della guerra interna tra stati della UE, dopo due millenni di macelli su questo continente, ha fatto un tabù tacito ma accettato da tutti dopo la seconda guerra mondiale, è la dimostrazione di quanto sia difficile, se non impossibile, uscire dalla logica della difesa armata, da opporre ad offese di pari o maggiore potenza.
L’ultimo incidente sul lavoro in Afganistan, dove sono morti quattro alpini, che facevano parte di un battaglione di una caserma di Belluno, ha avuto il suo primo spargimento di  verbosità patriottarda e militaresca negli spazi sacri di una chiesetta interna ad una caserma. Ma poi c’è stato il radoppio con la messa solenne celebrata in cattedrale dal vescovo.  Perché le chiese devono essere usate per queste celebrazioni di santificazione del militarismo e della difesa armata? In ogni occasione di ritorno di salme di morti in operazioni belliche (chiamate “missioni di pace” e, quegli sfortunati soldati definiti “caduti”, come nel più becero linguaggio bellico), la Chiesa cattolica italiana si presta a fare da Grande Madre, che accoglie tra le braccia del Dio misericordioso le anime eroiche e santificate dei morti in azioni di guerra. Perché la comunità dei credenti in Gesù di Nazareth, che ha praticato e predicato la nonviolenza e l’amore per i nemici, deve rimanere legata agli schemi ed ai modelli della società militarista? Perché le Chiese cristiane, tutte quelle che si richiamano al figlio di Dio fatto uomo, non recidono gli intrecci che per secoli le hanno viste fronteggiarsi, a volte proprio in nome di Dio, su fronti opposti a sostegno, o servendosi,  di eserciti assassini?
Fa specie pensare che il presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, sia stato Ordinario militare per l’Italia, cioè parificato a un Generale di Corpo d’Armata, stipendiato dall’Esercito italiano, da cui probabilmente percepisce una lauta pensione. Fa male ai credenti nel Dio Amore sentire parole come quelle pronunciate da un vescovo in un funerale di un morto sul lavoro militare: “Quest’uomo era imbevuto di ideali e di altruismo, da additare ad esempio dei giovani”. Se a dire queste oscenità è il ministro della difesa La Russa, un nostalgico del “milione di baionette” di mussoliniana memoria, ci si rassegna. Ma che a confondere l’idealità dell’altruismo, del donare la vita per gli altri, del porgere l’altra guancia, del far del bene a coloro che ci odiano, con l’uso più tecnologico possibile di strumenti di morte, dai carrarmati ai fucili mitragliatori, sia un ministro della Chiesa è uno scandalo intollerabile.
Ci sarà qualche vescovo, qualche prete che si rifiuterà di celebrare funerali spettacolari per i morti in operazioni dell’esercito italiano all’estero? Ci sarà qualche gruppo ecclesiale che denunci la commistione inamissibile tra la sequela di Gesù e la professione di soldato?
Ordinari militari , cappellani militari, vescovi che si mettono il cappello d’alpino sono vergogne talmente provocatorie, che dovrebbero svegliare l’indignazione di tanti cristiani che amano la pace senza compromessi e falsità retoriche.

Lucio Eicher Clere

7 commenti:

  1. Egli fa cessare le guerre, Sal. 46:9.
    Non impareranno più la guerra, Is. 2:4.
    Vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, Rom. 12:18–21.
    Una pace perfetta continuò a regnare nel paese, 4 Ne. 4, 15–20.
    Rinunciate dunque alla guerra e proclamate la pace, DeA 98:16.
    Levate uno stendardo di pace, DeA 105:39.

    "Rinunciate dunque alla guerra e proclamate la pace, e cercate diligentemente di volgere il cuore dei figli verso i loro padri e il cuore dei padri verso i loro figli".

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  2. "E ancora vi dico: chiedete pace, non solo alla gente che vi ha colpito, ma anche a tutti gli altri;
    E innalzate un'insegna di pace, e fate un proclama di pace fino alle estremità della terra;
    E fate proposte di pace a coloro che vi hanno colpito, secondo la voce dello Spirito che è in voi, e tutte le cose coopereranno per il vostro bene.
    Siate dunque fedeli; ed ecco, sì, io sarò con voi fino alla fine. Così sia. Amen". (DeA 105:38-41).

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  3. "E questi sono coloro che hanno annunciato la pace, che hanno portato buone novelle di bene, che hanno annunciato la salvezza e hanno detto a Sion: Il tuo Dio regna!
    Ed oh, quanto erano belli, sui monti, i loro piedi!
    E ancora, quanto sono belli, sui monti, i piedi di coloro che stanno ancora annunciando la pace!
    E ancora, come saranno belli, sui monti, i piedi di coloro che d'ora innanzi annunceranno la pace, sì, da questo tempo in poi e per sempre!
    Ed ecco, io vi dico: Ciò non è tutto. Poiché oh, quanto sono belli, sui monti, i piedi di colui che porta buone novelle, che è il fondatore della pace, sì, proprio il Signore, che redimerà il suo popolo; sì, Colui che accorderà la salvezza al suo popolo!" (Mosia 15:14-18, riprendendo Isaia 52).

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  4. La peggior pace è meglio della miglior guerra e ben pochi ricercano la soluzione ideale, cioè la miglior pace, che non è la mera assenza di conflitti, fisici o verbali o sociali, bensì la ricerca attiva di unità, di collaborazione, di vero spirito Cristiano di fratellanza universale e di amore. L'Italia, dentro il suo territorio, è ufficialmente in pace, ma che triste pace è, quante guerre quotidiane, quante lotte, quante contese, quanto odio e quanta violenza ci sono nel nostro paese! A volte, nel corso della storia, spesso tragica, dell'umanità, la guerra diventa l'ultima arma di difesa (mai dev'essere di offesa, mai 'preventiva' per esportare, con la forza, i propri valori) contro chi vorrebbe sterminarci o eliminarci. Con Hitler, ad esempio, una stretta di mano e perorare la causa della pace per via diplomatica non poteva rappresentare una soluzione plausibile, come con nessun dittatore sanguinario e oppressivo. Questi, tuttavia, pagheranno il peso e le conseguenze anche di aver causato simili condizioni in cui la guerra diventa, purtroppo, inevitabile.

    Si potrebbero citare mille Scritture sulla pace e anche sulla guerra, dall'Antico al Nuovo Testamento, al Libro di Mormon (soprattutto) e a Dottrina e Alleanze, ma basti questo: il Signore è il Principe della Pace (Isai 9:5), ma anche il Signore degli eserciti. Noi tutti continuiamo a combattere una guerra contro le potestà e i domini del male, usando le parole di Paolo, iniziata in cielo (Ap. 12) per la nostra anima, tra due forze conrapposte. A noi la scelta su quale forza seguire su questa terra, e a noi le conseguenze che ne derivano. Leggendo i giornali, è chiaro quale forza scelgono sempre più persone e governi e nazioni. (Continua)

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  5. ... Il Signore non può considerare la guerra, lo spargimento di sangue dei Suoi figli e figlie, se non con orrore. Uno dei passi più commoventi di tutte le Scritture, in Mosè 7:21-33, mostra l'Iddio e Padre nostro piangere per ciò che i Suoi figli hanno fatto e fanno qui su questa terra che Egli ha amorevolmente creato per noi. Quando la guerra è necessaria e giustificata, è soltanto in un contesto difensivo, perché il male, i tiranni e gli assassini non devono e non possono avere via libera per distruggere innocenti, famiglie, la libertà di religione e ogni diritto umano e divino a noi riconosciuto, e dev'essere affrontata con spirito non di odio, né di vendetta, né di rivalsa. Dobbiamo amare i nostri nemici anche mentre essi cercano di farci del male, senza per questo prestare la gola ai loro colpi e permettere che siamo sterminati. Ci sono condizioni estreme e norme elevate, dietro la necessità di entrare in una guerra difensiva da parte di chi si professa seguace di Cristo, che è un Dio di misericordia, di amore, di pace e anche di giustizia.

    Il punto finale è: se tutte le persone, o una buona maggioranza, seguissero i Suoi insegnamenti e il Suo esempio in modo coerente e costante, al meglio delle loro capacità, non si arriverebbe mai neppure a considerare l'idea di guerra, neppure quella difensiva, perché non ce ne sarebbe bisogno.

    Poiché molti, sempre più, scelgono di calpestare Cristo e i Suoi insegnamenti, le notizie sui giornali sono la conseguenza inevitabile di tali scelte. E non andrà meglio, purtroppo, fino a quando il Principe della Pace non ritornerà e non porrà fine Egli stesso, unica soluzione possibile, a tutte le guerre e a tutta la malvagità su questo pianeta. Con Isaia, diciamo: "Ed egli giudicherà tra le nazioni e rimprovererà molti popoli; ed essi forgeranno le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance in roncole — nazione non alzerà più la spada contro nazione, né impareranno più la guerra" (Isaia 2:4).

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  6. Come dissero gli angeli alla Prima Venuta di Cristo, sia pace in terra agli uomini di buona volontà. Chi cerca la Sua volontà, vive per la pace, quella vera, quella che Egli dà (v. Giovanni 14:27).

    "Tuttavia i Nefiti erano ispirati da una migliore causa, poiché non combattevano per la monarchia o il potere, ma combattevano per le loro case e le loro libertà, le loro mogli e i loro figli, per tutto quanto possedevano, sì, per i loro riti di culto e la loro chiesa.

    E facevano ciò che sentivano essere il dovere che avevano verso il loro Dio, poiché il Signore aveva detto loro, ed anche ai loro padri: Inquantoché non sarete colpevoli della prima offesa, né della seconda, non vi lascerete uccidere dalle mani dei vostri nemici" (Alma 43:45-46).

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  7. "E avvenne che il Signore mostrò ad Enoc tutti gli abitanti della terra; ed egli guardò, ed ecco, Sion dopo qualche tempo fu assunta in cielo. E il Signore disse ad Enoc: Ecco la mia dimora per sempre. E dopo che Sion fu assunta in cielo, Enoc guardò, ed ecco, tutte le nazioni della terra erano dinanzi a lui; E vennero generazioni su generazioni; ed Enoc era in alto e sollevato, sì, nel seno del Padre e del Figlio dell'Uomo; ed ecco, il potere di Satana era su tutta la faccia della terra. E vide degli angeli che scendevano dal cielo; e udì una voce forte, che diceva: Guai, guai agli abitanti della terra. E vide Satana; e aveva una grande catena in mano, ed essa velava di tenebre l'intera faccia della terra; ed egli guardò in su e rise, e i suoi angeli gioirono.

    E avvenne che il Dio del cielo guardò il resto del popolo e pianse; ed Enoc ne portò testimonianza, dicendo: Come è possibile che i cieli piangano e versino le loro lacrime come la pioggia sulle montagne? Ed Enoc disse al Signore: Come è possibile che tu possa piangere, visto che sei santo, e da tutta l'eternità a tutta l'eternità? E se fosse possibile che l'uomo potesse contare le particelle della terra, e i milioni di terre come questa, non sarebbe neppure il principio del numero delle tue creazioni; e le tue cortine sono ancora distese; e tuttavia tu sei là, e il tuo seno è là; e anche sei giusto, sei misericordioso e benevolo per sempre. E hai preso Sion nel tuo seno, da tutte le tue creazioni, da tutta l'eternità a tutta l'eternità; e nulla, se non la pace, la giustizia e la verità, sono la dimora del tuo trono; e la misericordia andrà dinanzi al tuo volto e non avrà fine; come è possibile che tu possa piangere?

    Il Signore disse ad Enoc: Guarda questi tuoi fratelli; sono l'opera della mie mani, e io diedi loro la conoscenza che hanno, nel giorno in cui li creai; e nel Giardino di Eden diedi all'uomo il suo libero arbitrio;

    E ai tuoi fratelli ho detto, e ho dato anche un comandamento, che si amassero l'un l'altro e che scegliessero me, loro Padre; ma ecco, sono senza affezione e odiano il loro stesso sangue" (Mosè 7:21-33)

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