L’economia turistica di un paese di montagna, Sappada, come molti investimenti in una località di mare, Lignano, dipendono dalla scelte della diocesi di Udine. Fino a qualche mese fa c’era un prete, don Luigi Fabbro, a capo di una società a scopo di lucro, che costruisce condomini, impianti sportivi, parcheggi sotterranei, alberghi, colonie e altro ancora. Ma come don Fabbro a Udine, quanti sono i preti, i vescovi, i cardinali finanzieri in seno alle diocesi italiane e a quelle del Nord ricco del mondo?
Vorrei che ci fosse ancora la capacità di scandalizzarsi per il vergognoso compromesso tra Dio e Mammona, che la Chiesa cattolica ha accettato e praticato nel corso dei secoli. E invece i cattolici anagrafici e, peggio ancora, i fedeli bigotti non si stupiscono affatto degli scandali dello Ior, delle vendite truffaldine di palazzi di proprietà dei dicasteri vaticani, degli investimenti borsistici a carattere speculativo, del riciclaggio di denaro da chissà dove proveniente. Anzi molti di loro pensano che fare affari e saper far fruttare il denaro in proficui guadagni sia un segno di benedizione divina. Non si spiega altrimenti la “vocazione” di un movimento cattolico benvoluto da papa Wojtyla e sostenuto anche da Ratzinger, che da decenni si dedica ad incrementare le proprie rendite in tanti campi del capitalismo e si è insediato senza scrupoli nei punti nevralgici del potere, appoggiando ed approfittando dei favori del berlusconismo senza scrupoli e senza morale. Parlo di Comunione e Liberazione, movimento fondato da un prete milanese, don Luigi Giussani, che sembrava dover portare dentro alla società la purezza degli ideali cristiani in contrapposizione alla deriva provocata dal Sessantotto, e invece ha rappresentato e rappresenta la “furbizia” di saper contemperare la fedele devozione alla Chiesa con la capacità di arricchirsi e arricchire la propria congregazione. Questo e altri movimenti ecclesiali dimenticano senza scrupoli il divieto espresso da Gesù: “Non potete servire a due padroni, a Dio e Mammona (Lc. 16,13). Se leggiamo e ascoltiamo il vangelo non possiamo non capire quale è stato l’invito più pressante di Gesù ai suoi discepoli: il distacco dai beni e dalle preoccupazioni di questo mondo per amare Dio e realizzare il suo Regno di amore e fraternità.
E allora conserviamo la capacità di scandalizzarci, come la ebbe Lutero nel 1500, se la Chiesa che si richiama a Gesù Cristo, e anzi spesso pretende di essere la vera e unica interprete del suo messaggio, non vuole recidere il legame che la rende serva del denaro e della preoccupazione di aumentare i beni propri per mantenersi soprattutto nell’apparato gerarchico. Scandaloso è avere una banca in vaticano; scandaloso è fare speculazioni immobiliari vendendo e costruendo case e palazzi; scandaloso è investire le offerte dei fedeli in borsa; scandaloso è utilizzare l’8 per mille nel mantenimento del clero anziché nell’aiuto dei poveri; scandaloso è fare mercimonio di santi, madonne e luoghi di culto per incamerare denaro; scandaloso è evadere le tasse dello Stato. Come può essere credibile la predicazione di una Chiesa che fa il contrario di quanto dice il suo fondatore? Per fortuna lo Spirito che guida il cammino dei credenti in Gesù nel corso della storia, nonostante il potere e l’opulenza ecclesiastica, ha saputo suscitare testimoni della fedeltà al vangelo, del distacco da Mammona. Anche in questi anni c’è una Chiesa povera e distaccata dai beni e dal potere che rende credibile il messaggio di Gesù. Penso alle comunità cristiane del terzo mondo, dove è possibile predicare “beati voi poveri” essendo come loro, senza doversi vergognare; penso ai tanti cristiani, anche nel nostro ricco mondo del Nord del pianeta, che praticano il distacco dai beni e utilizzano il denaro e le proprietà a servizio di chi ha bisogno. Sono questi i testimoni della contemporaneità del messaggio proclamato duemila anni fa da Gesù, non il papa e i cardinali uniti con lui nel lusso del Vaticano.
Lucio Eicher Clere