mercoledì 22 settembre 2010

lo Spirito di Gioele


In una comunità ecclesiale chiusa e diretta dall’alto, stantia e rassegnata al declino, come appare quella di Belluno-Feltre, sarebbe auspicabile e opportuno che si discutesse e si confrontassero idee su come seguire l’insegnamento di Gesù Cristo in questa società materialista ed egoista, su come liberare l’insegnamento religioso e la pratica pastorale dagli schemi del passato, che nessuno capisce e segue più. Avevo provato a lanciare qualche parola, negli scorsi decenni, nel mar morto del conformismo ecclesiale di questa diocesi, che a 45 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II non ha avuto la ventura di avere un prete controcorrente e libero di parole e di giudizi. Preti come ne ha avuti la diocesi di Udine, quella di Gorizia, di Treviso, di Vicenza e di tante altre parti d’Italia. Speravo che qualcuno, tra i cosiddetti laici e magari qualche giovane teologo che frequentava le facoltà di Roma o di altre località, riuscisse a riprendere e magari ampliare e migliorare le analisi, le istanze, le critiche, che io, ma anche tanti altri cristiani “poco fedeli”, sentivano come urgenza di fedeltà al vangelo e al superamento dei ritardi e delle contraddizioni del messaggio cattolico rispetto all’intelligenza ed alla vita delle persone di oggi.
Ho studiato teologia negli anni Settanta, nell’aria nuova che era arrivata anche a Belluno dopo le aperture conciliari. Ero tra i più preparati e nel contempo critici studenti del quadriennio. Mi auguravo che il clima di discussione e di ricerca senza paura di essere eretici passasse dalla scuola teologica alla vita pastorale, infondendo nella parrocchie quell’entusiasmo partecipativo che aveva fatto balenare la crescita di un laicato libero e responsabile. La normalizzazione che iniziò con la ripresa del controllo della Curia romana sul papa Paolo VI, si impose a Belluno con il ventennio episcopale di Maffeo Ducoli. Ho vissuto assieme a tanti cristiani critici lo spegnersi di quelle scintille degli anni postconciliari, ma senza voler rassegnarmi al silenzio. Per questo, ogni volta che sono riuscito a trovare lo spazio di un organo di informazione libero, in questa provincia dove la libertà di critica religiosa sembra negata su tutti i media, ho provato a scrivere riflessioni fuori dal coro conformistico, spesso suscitando reazioni indispettite, il più delle volte commenti di sopportazione, “sempre il solito rompiballe!”.
Non mi è passata la voglia di scrivere e comunicare liberi pensieri critici sulla comunità ecclesiale di cui mi sento parte, sulla fede cristiana, al cui dono mi sento inadeguato e infedele, e mi è sembrato opportuno utilizzare lo spazio del web, dove si possono inviare e scambiarsi messaggi senza censure, per ridare voce allo spirito di Gioele. Quel piccolo profeta che scriveva cercando di infondere speranza nel popolo abbattuto e disperato: “…io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie…”. Mi piacerebbe che questo blog fosse uno spazio di confronto su un modo diverso di credere e vivere la fede cristiana rispetto all’ufficialità clericale. Io ci scriverò quando ci sarà qualche spunto interiore o esteriore. Fatelo anche qualcuno di voi.
Lucio Eicher Clere

1 commento:

  1. La scelta della figura profetica di Gioele è davvero affascinante, personalmente, sia in quanto nome 'prescelto' da noi per un eventuale figlio maschio (mai arrivato, ma chissà ...), sia in quanto profeta misconosciuto all'interno di un libro incompreso e frainteso come l'Antico Testamento. Del resto, persino Pietro riprese la meravigliosa profezia di Gioele (v. Gioele 2:28 e Atti 2:16) e, per quanto ci riguarda come Cristiani della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni o Mormoni (vista la natura libera di questo blog e la sua volontà di essere una voce aperta, fuori da ogni censura, forse il mio commento risulterà alquanto 'fuori dal coro', spero in senso positivo e stimolante al dialogo), il suo adempimento rientra nel ruolo svolto da colui che consideriamo il giovane Profeta, simile a Samuele, su cui Dio 'effuse il Suo Spirito' e che ebbe visioni, secondo le parole stesse di Gioele (v. Gioele 2:28), cioè Joseph Smith. La profezia di Gioele e il suo adempimento rivestono un'importanza particolare e speciale non solo per le nostre origini, ma anche oggi, nel ruolo preminente assegnato ai giovani, alla loro crescita spirituale nel Vangelo e alla loro istruzione scritturale, che adempie ogni giorno la speranza di vedere i nostri figli e le nostre figlie 'profeti', cioè, come disse Paolo, aventi la 'testimonianza di Cristo', che è lo spirito di profezia. Come possono i giovani avere 'visioni', sentire l'effusione dello Spirito, diventare 'profeti', senza conoscere il Vangelo e senza avere un legame diretto con il cielo e con la Fonte di ogni sapienza, di ogni ispirazione, di ogni libertà mentale e spirituale? L'alternativa, purtroppo, è il grigio materialismo e l'arida apatia emotiva e spirituale di cui tanti giovani, in Italia, soffrono, oppure la ricerca di eccessi che sopperiscano al nutrimento che il loro spirito non riceve dalle fonti adeguate.

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