giovedì 23 settembre 2010

Da san Pio da Petrelcina a san Albino da Forno di Canale

(lo spirito di Gioele)

Oggi è ricordata dalla massa di suoi devoti la morte di padre Pio, al secolo Francesco Forgione, proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 2002. In verità non la chiamano morte, bensì “transito”, come quello della Madonna, quasi a far credere che anche la fine del ciclo biologico per quell’uomo paranormale sia stata eccezionale. Attorno alla figura di Padre Pio si concentra il retaggio medioevale e superstizioso della religione cristiana. Oggi a San Giovanni Rotondo faranno la “traslazione” definitiva delle spoglie mortali, ricoperte da una maschera di silicone, per essere poste in bella vista al passaggio di milioni di pellegrini impetranti grazie. Di quest’uomo era cominciato il mercato delle reliquie ancora da vivo. Si è sentito anche in queste settimane parlare, con macrabo schifo, di garze impregnate di sangue delle ferite delle stigmate.
E’ amaro constatare che questa religione è l’unica che riesce ancora a suscitare interesse e radunare folle credule. Sembra non sia cambiato nulla dalla religione dei venditori di reliquie, messa in ridicolo da Boccaccio, quando si spacciavano per autentiche le ampolle del “latte della Madonna” o i peli del bue e dell’asino della grotta di Betlemme. E le masse di pellegrini si spostano verso Lourdes, Medjugorie, ma ancora a Padova da Sant’Antonio, non tanto perché li spinga il dsiderio di imitazione della fede di Maria di Nazareth o dei santi, bensì per la segreta speranza di ottenere miracoli. E la Chiesa cattolica, anziché fare tutto il possibile per cancellare questi retaggi di medioevo superstizioso, portandosi in dimensione ecumenica a fianco delle Chiese evangeliche, incentiva, come appunto a San Giovanni Rotondo, questo mercato del miracolismo. Dov’è la parola di Paolo ai cristiani di Corinto? “E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocefisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”(Icor 1,22-23).
Anche nella diocesi di Belluno-Feltre si va alla ricerca di miracoli per poter affrettare l’iter della beatificazione di Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I per poco più di un mese. Egli che nella vita era stato un normale funzionario di carriera della struttura clericale, poiché ha concluso il suo cursus honorum sulla Cattedra di Pietro, secondo molti fautori dello “status” di santità insito nel ruolo di papa, dovrebbe essere proclamato santo. Anche se non ha fatto nulla di eccezionale nei suoi anni di sacerdozio tranquillo dal seminario di Belluno ai palazzi del Vaticano. Anzi, per i suoi più convinti sostenitori dell’elevazione agli altari, proprio per questo. Ma allora, ci chiediamo, se è lecito proclamare santi tutti i “normali” preti, che diventano, monsignori, vescovi, cardinali e poi, per un caso di un mese, papi, a cosa serve andare in cerca di miracoli e miracolati per dimostrare che sono taumaturgici?  La Chiesa di Belluno Feltre ha una grande voglia di santi. Nell’ultima celebrazione della elezione a papa di Luciani, tenutasi lo scorso fine  agosto a Canale d’Agordo, il vescovo Giuseppe Anrich ha annunciato ufficialmente la nomina di un sacerdote responsabile delle cause dei santi bellunesi. Don Giacomo Mazzorana, oltre che dei santi dipinti nelle chiese, come responsabile dell’arte sacra, dovrà anche occuparsi dai accelerare la santificazione di alcuni  “servi di Dio” in attesa di visibilità sugli altari locali.
E’ triste constatare che in una comunità ecclesiale sempre più ignara di cristianesimo e di vangelo si cerchi la santità, magari per avere qualche visita turistica religiosa in più.

Lucio Eicher Clere. (lo spirito di Gioele)

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