Ospito e condivido
questa riflessione di Samuele De Bettin sulla deriva antievangelica del
“cattolicissimo Veneto”.
In
questi giorni in cui dalle fogne dei social network vengono espettorate le
peggiori infamie contro uomini e donne
colpevoli di essere nati nella parte sbagliata del mondo; di avere la
sfrontatezza e la protervia di avere fame e sete di cibo, innanzitutto, ma
anche di giustizia e di pace; che hanno
il cattivo gusto di infastidire la nostra tranquillità quotidiana… ebbene, in questi giorni, che fine hanno
fatto i difensori della secolare identità cristiana che qualche anno fa si
battevano per l’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche e dei
tribunali? Che fine hanno fato i “papa boys” osannanti alle messe spettacolo e
sordi ai richiami di Francesco sugli elementari
principi evangelici? Dove sono le frotte di pellegrini che si affollano
scalpitando per un posto su un pullman diretto a Medjugorie o a San Giovanni
Rotondo?
Ho
cercato invano nei Vangeli o da qualche altra parte del Nuovo Testamento per
vedere se trovavo indicazioni in merito alla necessità di difendere “valori non
negoziabili” o l’obbligo di esporre i crocefissi nei luoghi pubblici. Non vi ho
trovato traccia. Ne ho trovate molte altrove: sul testo della legge Lanza del
1857, sull’O. M. 250 dell’11 novembre 1923 del ministro di Grazia e Giustizia
Alfredo Rocco (“prescrivo che nelle aule
d’udienza, sopra il banco dei giudici e accanto all’effige di sua maestà il re
sia restituito il Crocifisso secondo la nostra tradizione”), sui regi
decreti n. 965 del 1924 e n. 1297 del 1928, relativo rispettivamente alle
scuole superiori ed elementari. Bei tempi quando in Italia comandava un
simpatico romagnolo che di sé amava definirsi “cattolico e anticristiano”! Insomma sfogliando le Scritture non mi
sono imbattuto in affermazioni che possono far pensare alla necessità di
erigere, contro orde di infedeli invasori, barriere di crocifissi, madonne
oranti, santi intercessori, veggenti in estatico rapimento. Vi ho trovato
invece frasi come “Avevo fame e mi avete
dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere; ERO FORESTIERO E MI AVETE
OSPITATO, nudo e mi avete vestito (Mt 25, 35-36). Dettagli si dirà, belle
cose da dire, impossibili da realizzare, “buonismo”. Molto più facile
aggrapparsi a tradizioni antiche, riconoscersi in simboli identitari e
tradizioni folkloristiche, ma che soprattutto non ci costano nulla! Oltre a
papa Francesco anche un prelato non certo assimilabile tra i progressisti, come
il Cardinale Bagnasco, non ha perso occasione di ribadire che l’accoglienza
appartiene al Cristianesimo come elemento essenziale e non certo accessorio.
Qual è la risposta del cattolico Veneto a tutto ciò? Valanghe di voti a un
presidente della Regione che ha puntato tutta la campagna elettorale sullo stop
agli immigrati, che chiede ai cittadini del Veneto di non accogliere - nemmeno
nelle proprie case - dei profughi. Da quando chi ospita un forestiero è un
pericolo per la cittadinanza? Per la Chiesa bellunese, veneta, tutto ciò è
normale? L’anno scorso mi è capitato di sentire il presidente Zaia rivendicare
con orgoglio l’epoca in cui, piccolo chierichetto, collaborava alla
distribuzione dell’ “Azione”, settimanale diocesano di Vittorio Veneto. Forse anche lui ritiene che per essere cattolici
non si può essere cristiani?
Samuele De Bettin