Il clamore mediatico con cui è stata seguita la vicenda di un controllo degli ispettori della Guardia di Finanza negli esercizi commerciali di Cortina d’Ampezzo e sulle automobili di lusso di proprietari poco abbienti, in una giornata di fine anno, ha trovato un corrispettivo e significativo silenzio da parte dei dirigenti della diocesi di Belluno. Tra i numerosi commenti registrati ci saremmo aspettati la voce del parroco-decano e quella di suo zio vescovo di Belluno per stigmatizzare comportamenti etici peccaminosi per gli aderenti alla chiesa cattolica e sicuramente illegali per i cittadini di una comunità che vuole l’equità. Invece abbiamo dovuto leggere un commento del vescovo di Vicenza, che con Cortina e dintorni non ha responsabilità di “cura del gregge”, mentre per i responsabili del clero bellunese questa occasione è passata sotto silenzio e indifferenza. Per scomodare il quieto vivere del parroco di Cortina si è andati a riesumare una dichiarazione di mesi precedenti, dove il sacerdote dichiarava che anche a Cortina esiste la povertà ed egli (smentendo la massima evangelica che raccomanda “non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra”) faceva sapere tramite giornali e interviste radiofoniche che la parrocchia aveva aiutato questi poveracci con un contributo economico. Parlare dei poveri di Cortina ed ignorare l’evasione fiscale è stata la strategia con cui i dirigenti della Chiesa bellunese si sono defilati da un argomento che sicuramente li chiama in causa, perché loro stessi sono in condizione di peccaminosità e connivenza con il sistema di evasione fiscale.
Infatti cos’è se non questo il privilegio di non pagare le tasse su edifici di proprietà della diocesi, dove si svolgono attività commerciali? Nella sola città di Belluno la diocesi è proprietaria di numerose unità immobiliari, alcune delle quali contengono attività di ristorazione e ospitalità alberghiera, altre appartamenti affittati. Ma se si andasse a controllare altre località turistiche montane e balneari, molte altre attività pseudo-assistenziali risulterebbero produttrici di reddito esentasse per le casse della Curia. I privilegiati dal sistema concordatario, che hanno ottenuto a più riprese facilitazioni nelle loro attività di lucro, sono comprensivi nei confronti dei “poveri” commercianti e vacanzieri in appartamenti di lusso a Cortina. Come loro infatti non vorrebbero essere disturbati da critiche ingenerose che reclamano giustizia fiscale ed eliminazione di privilegi. Predicare la povertà per gli altri, ma per se stessi e le istituzioni conservare ricchezze e potere. E’ questo lo stile di vita della gerarchia cattolica italiana, dal centro di Roma alle diocesi più sperdute della periferia, come è quella di Belluno.
Un collega del parroco-decano di Cortina ha scritto che la scelta di nominarlo in quel paese, lui ladino di Canale d’Agordo nella terra dei Ladini ex asburgici, è stata improvvida, perché solo i preti della diocesi di Bressanone saprebbero andare d’accordo con gli ampezzani. Fossero queste le anomalie di una presenza sacerdotale nel regno dolomitico dell’ipocrisia e della ricchezza! Quello che andrebbe rimproverato al parroco di Cortina è il suo silenzio contro le anomalie che si riscontrano tra i parrocchiani e gli ostentatori di ricchezza che vengono a Cortina. Un ministro della comunità cristiana deve essere testimone della vita povera condotta da Gesù e profetico predicatore contro la ricchezza e la sua idolatria a cui molti frequentatori delle messe sono votati. Invece il decano e lo zio vescovo hanno preferito tacere, magari per non scontentare gli albergatori e i “poveri” commercianti vessati dai controllori del fisco, preoccupati che i ricchi evasori fiscali, come molti di loro, non scelgano più Cortina per strusciarsi tra di loro in barba alla crisi ed alle difficoltà e sofferenze della gran parte dei cittadini italiani.
Una diocesi turistica, senza credibilità evangelica.
Lucio Eicher Clere
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