I vescovi
veneti seguono i richiami autonomisti della Lega ipocrita di Zaia, entrando in
un dibattito sul referendum per l’autonomia del Veneto, dando credibilità ad
una buffonata sprecona, che ha il solo scopo di dare sostegno alle istanze
egoistiche e divisive, che da sempre hanno caratterizzato il partito nato in
Veneto e cresciuto in Lombardia, sotto la guida di Umberto Bossi.
Come non
ricordare, a fronte di una mobilitazione finto-istituzionale con tanto di seggi
e schede ufficiali, le sceneggiate bossiane per la secessione della Padania,
quando i leghisti si professavano adoratori del Dio Po, salendo alla sorgente
del Monviso per prelevare l’acqua in una ampolla e versarla nella laguna di
Venezia il giorno dell’adunata sulla riva degli Schiavoni? Allora i proclami
secessionisti finivano a polenta e salsicce nei gazebo sulle rive del Po e del
Piave, ma ora anche la grossolaneria popolare leghista si è raffinata e la
dirigenza di due Regioni, Veneto e Lombardia, camuffa la vecchia secessione con
una più blanda richiesta di autonomia, da affidare ad un referendum che essa
vorrebbe fosse un plebiscito.
Questo
atteggiamento ipocrita, che nasconde sotto una scelta democratica la voglia di
consenso per un partito che ha imbrogliato e sprecato denaro pubblico in
decenni di governo, dovrebbe essere smascherato da chi conosce la storia
recente e le finalità vere del referendum di Zaia e Maroni. E invece sono molti gli
autentici democratici, gli idealisti di sinistra, le associazioni di impegno nel sociale e altre menti lucide che hanno preferito
tacere o adeguarsi ad entrare nell’assurda arena dei reclami di autonomia di
due delle regioni più ricche d’Italia.
A chi
crede negli ideali del vangelo, la chiamata al voto per sancire il diritto dei
benestanti ad avere ancor più risorse e libertà di gestirle è una tentazione
diabolica, analoga a quelle a cui venne sottoposto Gesù nel periodo di ritiro
nel deserto. «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai. Allora gli
disse Gesù: "Vattene, Satana! Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a
lui solo presterai culto" (Mt. 4, 9-10)."
Il rifiuto della
ricchezza e dell’accumulo di beni è uno dei messaggi cardine della predicazione
di Gesù di Nazareth. La scelta della povertà assoluta è stata la caratteristica
della vita di san Francesco d’Assisi. La beatitudine della povertà, proclamata
nel discorso della montagna, si sposa con altri ideali, quelli su cui un
credente dovrà essere giudicato, “Perché io ho avuto fame e mi avete
dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi
avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi. (Mt. 25, 35-36).
Mi sarebbe
piaciuto sentire dal patriarca di Venezia, in questo periodo di propaganda
egoistica all’avere di più in una regione che ha già molto, e che ha dimostrato
nei decenni di Galan e Zaia quanto sappia sprecare, rubare, corrompere, un
richiamo alla solidarietà ampia, con chi ha meno risorse e prospettive di vita
dignitosa; di apertura del cuore e della mente verso chi arriva da luoghi di
guerra, di fame, di violenze, non sentire invece la banale e discutibile
considerazione “Federalismo e autonomia fanno parte della dottrina evangelica”.
Se i vescovi
veneti e lombardi ritenevano importante entrare nel dibattito sul referendum per
l’autonomia, sarebbe stato coerente con il vangelo invitare i cristiani ad
astenersi e rifiutare un richiamo all’egoismo ed agli istinti divisivi e
separatisti.
Io, insieme
a molti amici, non andrò a votare per un referendum inutile, ipocrita, scialacquatore
di risorse pubbliche. Lascerò “che i morti seppelliscano i loro morti (Mt.
8,21)”.
Lucio Eicher
Clere