giovedì 19 ottobre 2017

Il referendum anticristiano dei leghisti veneti e lombardi



I vescovi veneti seguono i richiami autonomisti della Lega ipocrita di Zaia, entrando in un dibattito sul referendum per l’autonomia del Veneto, dando credibilità ad una buffonata sprecona, che ha il solo scopo di dare sostegno alle istanze egoistiche e divisive, che da sempre hanno caratterizzato il partito nato in Veneto e cresciuto in Lombardia, sotto la guida di Umberto Bossi.
Come non ricordare, a fronte di una mobilitazione finto-istituzionale con tanto di seggi e schede ufficiali, le sceneggiate bossiane per la secessione della Padania, quando i leghisti si professavano adoratori del Dio Po, salendo alla sorgente del Monviso per prelevare l’acqua in una ampolla e versarla nella laguna di Venezia il giorno dell’adunata sulla riva degli Schiavoni? Allora i proclami secessionisti finivano a polenta e salsicce nei gazebo sulle rive del Po e del Piave, ma ora anche la grossolaneria popolare leghista si è raffinata e la dirigenza di due Regioni, Veneto e Lombardia, camuffa la vecchia secessione con una più blanda richiesta di autonomia, da affidare ad un referendum che essa vorrebbe fosse un plebiscito.
Questo atteggiamento ipocrita, che nasconde sotto una scelta democratica la voglia di consenso per un partito che ha imbrogliato e sprecato denaro pubblico in decenni di governo, dovrebbe essere smascherato da chi conosce la storia recente e le finalità vere del referendum di Zaia e Maroni. E invece sono molti gli autentici democratici, gli idealisti di sinistra,  le associazioni di impegno nel sociale  e altre menti lucide che hanno preferito tacere o adeguarsi ad entrare nell’assurda arena dei reclami di autonomia di due delle regioni più ricche d’Italia.
A chi crede negli ideali del vangelo, la chiamata al voto per sancire il diritto dei benestanti ad avere ancor più risorse e libertà di gestirle è una tentazione diabolica, analoga a quelle a cui venne sottoposto Gesù nel periodo di ritiro nel deserto. «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai. Allora gli disse Gesù: "Vattene, Satana! Sta scritto: Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo presterai culto" (Mt. 4, 9-10)."
Il rifiuto della ricchezza e dell’accumulo di beni è uno dei messaggi cardine della predicazione di Gesù di Nazareth. La scelta della povertà assoluta è stata la caratteristica della vita di san Francesco d’Assisi. La beatitudine della povertà, proclamata nel discorso della montagna, si sposa con altri ideali, quelli su cui un credente dovrà essere giudicato, “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (Mt. 25, 35-36).
Mi sarebbe piaciuto sentire dal patriarca di Venezia, in questo periodo di propaganda egoistica all’avere di più in una regione che ha già molto, e che ha dimostrato nei decenni di Galan e Zaia quanto sappia sprecare, rubare, corrompere, un richiamo alla solidarietà ampia, con chi ha meno risorse e prospettive di vita dignitosa; di apertura del cuore e della mente verso chi arriva da luoghi di guerra, di fame, di violenze, non sentire invece la banale e discutibile considerazione “Federalismo e autonomia fanno parte della dottrina evangelica”.
Se i vescovi veneti e lombardi ritenevano importante entrare nel dibattito sul referendum per l’autonomia, sarebbe stato coerente con il vangelo invitare i cristiani ad astenersi e rifiutare un richiamo all’egoismo ed agli istinti divisivi e separatisti.
Io, insieme a molti amici, non andrò a votare per un referendum inutile, ipocrita, scialacquatore di risorse pubbliche. Lascerò “che i morti seppelliscano i loro morti (Mt. 8,21)”.

Lucio Eicher Clere