Leonard Boff, teologo della Liberazione conosciuto e studiato in tutto il mondo, è tornato nel suo piccolo borgo in Valle di Seren, lassù a Col dei Bof, da dove se n'erano andati via, per raggiungere il Brasile, i nonni ed il padre ancora bambino.
Ha pianto di commozione, quell'uomo di tempra indomabile, che ha resistito alle intimidazioni ed ai provvedimenti punitivi di papa Wojtyla, alle contestazioni dell'allora prefetto per la Congregazione della fede Joseph Ratzinger, alle umiliazioni delle gerarchie brasiliane, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto, prima di entrare nelle stanze di quell'abitazione abbandonata da più di un secolo e che ora, anche con l'augurio del suo carisma, potrebbe riaprire le porte a nuove presenze, grazie al progetto della Fondazione Val di Seren Onlus.
Lo hanno fatto parlare in chiesa, introdotto da canzoni popolari di emigrazione, e nessuno si è stupito che quello spazio liturgico-sacrale mescolasse la vita con la fede. Così come la teologia della Liberazione aveva intuito negli anni Sessanta del secolo scorso, portando le idee del Concilio vaticano II nella quotidianità dei poveri e degli oppressi dalle ingiustizie in America Latina, in quei decenni massacrata dai poteri militari sostenuti dagli Usa. Una teologia, quella pensata e concretizzata dai teologi radicati nella vita del popolo, che non era piaciuta alla casta clericale, al papa polacco, che non andò sulla tomba di Oscar Romero, ma apparve sul balcone della Moneda a fianco del dittatore Augusto Pinochet.
Leonard Boff venne sospeso a divinis e poi "ridotto allo stato laicale" (quasi questo provvedimento fosse una condizione di inferiorità!), ma come tutte le menti libere e dotate di grande capacità di ricerca e di esposizione non obbedì al silenzio imposto dal Vaticano, e continuò ad approfondire gli argomenti teologici ed etici che lo avevano segnalato sulla scena mondiale come uno dei maggiori studiosi dei meccanismi di sfruttamento delle persone e delle risorse della terra, e di una lettura teologica di questi fatti. Ora fa parte di commissioni internazionali per lo studio delle condizioni climatiche e del rispetto della terra. La sua nuova frontiera è l'eco-teologia della Liberazione.
Dopo l'elezione a papa di Jorge Bergoglio c'è stata una rivalutazione di Boff e Gutierrez, come di altri teologi sudamericani. Quelli che li avevano condannati ed esclusi ora li intervistano e citano le loro affermazioni. La teologia della Liberazione è stata considerata come "teologia dalla Chiesa" anche dall'attuale prefetto della Congregazione della fede, ex Sant'Uffizio, Gerhard Muller, che ha scritto un libro proprio insieme a Gustavo Gutierrez.
Chissà che non la studino anche nelle residuali trincee dei seminari. Al tempo della restaurazione wojtyliana l'avevano bandita dagli studi teologici e le diocesi di Belluno era stata in prima fila nel chiudere gli spazi della libera ricerca, per tornare alla tradizione magisteriale.
Nella chiesa di Val di Seren ad ascoltare Boff c'era anche il vice vescovo di Belluno-Feltre, Luigi Del Favero. "Voglio approfittare di questa occasione -ha detto rivolgendosi a Leonard- per pagare un debito. Chiedo scusa per non aver capito il suo insegnamento. Noi abbiamo limitato lo studio della teologia all'aspetto teorico, e invece grazie a voi, teologi della Liberazione, abbiamo capito che essa deve agganciarsi alla prassi". Meglio tardi che mai. Se assieme a lui ci fossero stati molti sacerdoti della diocesi (e invece ce n'erano solo sei!), avrebbero potuto capire quali sono le priorità che la dirigenza della Chiesa locale dovrebbe privilegiare. Burocrati del sacro, i preti stanno accompagnando le comunità vecchie e stanche verso la fine di una esperienza religiosa senza fondamento biblico e culturale. Se si fosse dedicato più tempo a formare pochi, ma convinti, cristiani che seguissero gli insegnamenti e la prassi di Gesù, e si fosse messo in pratica il modello della fraternità, anzichè del potere gerarchico, forse qualche segno di speranza per una Chiesa del futuro ci sarebbe. La teologia della Liberazione ha tanto da insegnare in questo senso. E la presenza di Leonard Boff nella valle abbandonata dei suoi avi è un piccolo, ma significativo, lumicino acceso nel crepuscolo serale di un cattolicesimo moribondo.
Lucio Eicher Clere