domenica 25 dicembre 2011

Il potere vaticano non si convertirà mai al Natale?

Il Natale è la festa dell’ipocrisia per eccellenza. Se penso da credente a quello che rappresenta simbolicamente il racconto di Luca o Matteo sulla nascita di Gesù, l’incarnazione di Dio nella carne di un bambino che esce dall’utero di una ragazza di Nazareth di nome Maria, urlando il suo saluto inconscio alla vita umana, non nella ricchezza di un palazzo dell’impero romano, bensì nella povertà di una famiglia ebrea in viaggio verso il paese d’origine, alloggiata in condizioni precarie in un rifugio di pastori, e lo confronto con le condizioni di benessere e svuotamento di ideali in cui il capitalismo ha portato gran parte del Nord del mondo, non posso che vergognarmi di come la stessa Chiesa abbia tradito il suo fondatore e Signore.
Sentire in questi giorni le prediche del papa, dei cardinali, dei vescovi bardati con i più lussuosi paramenti, in chiese sfarzose di decorazioni e opere d’arte, dall’alto dei loro privilegi e della loro sicurezza, che parlano del Dio povero e perseguitato è uno schiaffo all’intelligenza ed alla coerenza di tanti seguaci di Gesù che davvero la povertà la vivono o per condizione oggettiva, come i milioni di uomini, donne, bambini del Sud del mondo, o per scelta vera, come tanti testimoni della volontà del loro Signore di “servire un solo padrone” o di amare, come diceva  Francesco d’Assisi, “madonna povertà”.
Forse mai come in questi tempi emerge la contraddizione di una gerarchia cattolica non credibile da parte degli stessi fedeli. Quanti cattolici italiani, infatti, di fronte alla crisi economica ed alle varie manovre succedutesi nell’anno 2011, hanno ritenuto immorale l’atteggiamento del potere vaticano che si trincera dietro i privilegi concessi dalla legge per non pagare le tasse allo Stato italiano? Quanto spiacevole è, anche per  i cristiani critici come siamo tanti di noi, vedere l’assoluta incoerenza di una casta clericale che non vuole mettere in discussione nessuno dei suoi privilegi, mantenendo se stessa con l’otto per mille, incassando milioni di euro a nero con la coltivazione della superstizione miracolistica dei “santuari” mariani o dei santi dispensatori di grazie, usando con spregiudicatezza i giochi finanziari delle banche e delle società con sede nei paradisi fiscali; una casta clericale che non ha nemmeno il buon senso di distaccarsi dall’esercito professionale, rinunciando alle figure ivi inserite dei cappellani militari e del vescovo castrense, di fronte all’evidenza dell’inutilità delle “missioni di pace” ed alla follia delle spese militari che sconvolgono per la loro assurdità di fronte ai tagli pensionistici e agli aumenti di tasse per i redditi fissi.
Se dovessi augurare un Natale di coerenza con il messaggio di Gesù ai ministri della Chiesa che hanno la responsabilità di dirigere le comunità e di consegnare alle future generazioni di cristiani un patrimonio di fedeltà al vangelo, non potrei che esprimere desideri illusori, come le richieste di qualche bambino delle regioni più sofferenti del pianeta al mitico “babbo natale”. Cosa chiedere infatti a un papa come Benedetto XVI che va in Africa a fare raduni oceanici, anziché vivere qualche mese nelle stesse condizioni dei preti e laici che condividono la vita delle comunità cristiane? Cosa chiedere a cardinali che vivono nel lusso e nel potere dello Stato del Vaticano, come i ricchi e i privilegiati, anziché dare testimonianza di distacco dal potere e condivisione della povertà che anche a Roma molte persone vivono? Cosa chiedere ai vescovi della varie diocesi d’Italia, che conservano i titoli nobiliari di “eccellenza o eminenza” e frequentano più assiduamente i vari potentati locali che non la povertà organizzativa e morale delle tante parrocchie ormai in agonia? Ho letto con partecipazione l’ultimo libro di Hans Kung, “Salviamo la Chiesa”.  Se il potere vaticano avesse l’umiltà di riconoscere il male che ha compiuto nei secoli contro il messaggio evangelico e l’incoerenza che ha praticato contro lo stile di vita del Signore Gesù che esso crede di rappresentare, la ricorrenza del Natale potrebbe essere lo specchio vero per una conversione. Non accadrà, ma augurarselo per un credente è paolinamente  (Rm. 4,18)“sperare contro ogni speranza”.
Lucio Eicher Clere